Il territorio di Castel Baronia risultava abitato stabilmente sin dal neolitico (III millennio a.C.), come confermato dal ritrovamento di molte tombe "a fossa semplice", oggetti in ferro e vasi (Località Isca del Pero). Databili VI-V secolo a.C. altre centinaia di tombe "a camera" (ricche di corredi funebri), ritrovate in località Serra di Marco confermano l'importanza strategica del sito al tempo degli Hirpini .

Intorno all'anno Mille il villaggio era situato in località Acquara , dove vi sono ricche sorgenti.

Il nuovo insediamento si sviluppò attorno al Santuario di S. Maria delle Fratte dove si venera un dipinto bizantino della Madonna, che la tradizione vuole sia stato ritrovato, il 2 febbraio 1137 , da un pastore.

Il borgo attuale prese il nome da un castello normanno intorno al quale, originariamente, sorse l'insediamento e dal fatto che l'area fece parte della Baronia di Vico, di cui formò uno dei capisaldi difensivi e di cui seguì le vicende.

Durante il periodo della dominazione Spagnola e Borbonica sorsero numerose bande di briganti, una delle quali capeggiata dal feroce Mariotto.

Si presume che in questo periodo Storico abbia avuto origine la lingua “Ciaschina” incomprensibile per tutti eccetto che per gli abitanti del luogo, molto colorita ed efficace.

Preminente era l'artigianato per la lavorazione dell'Osso per la manifattura di pettini, fermagli, manici di coltelli, monili ecc. Venduti in tutta Italia ed esportati perfino alla corte di Francia.

Per questo mestiere, fonte redditizia per l'economia del paese, ai Castellesi venne dato l'appellativo di “Segacorne.”

Per commerciare i loro prodotti questi abili artigiani percorrevano centinaia di chilometri per raggiungere regioni che consentivano un più florido scambio delle loro mercanzie; furono infatti proprio questi ultimi ad utilizzare con maggiore assiduità la lingua Ciaschina.